Zoppe: identità e mascolinità nere in Adua, di Igiaba Scego

Abstract

Il presente articolo intende investigare la costruzione dell’identità e della mascolinità nere del personaggio Zoppe, padre di Adua del romanzo omonimo. Zoppe lavora come traduttore e interprete del conte Anselmi durante gli anni 1930 poco prima dell’invasione italiana nell’Impero Etiope. Questo studio utilizzerà come riferimento teorico gli intellettuali che hanno pensato l’identità (WOODWARD, 2014) e, più specificamente, l’identità razziale e la mascolinità nere (KILOMBA, 2019; FANON, 2020; FAUSTINO, 2014; hooks, 2019).
Abbiamo osservato tramite l’analisi di quello che Zoppe dice di sé e di quello che gli altri dicono su di lui come il colonialismo e il razzismo funzionano con la finalità di disumanizzare i soggetti razzializzati. Il fatto di Zoppe non riuscir a lavorare il lutto legato alla perdita di sua amata Asha corrobora per i risultati fin qui trovati: il colonialismo produce soggettività abbrutite non permettendo ai colonizzati di fare un tuffo nei loro propri inferni (FANON, 2020).